1 - TURinTAO - PERCORSI ESCURSIONISTICI

La Strada delle Mele
il frutto che non È proibito

TEMPO MINIMO NECESSARIO

Mezza giornata

STAGIONE CONSIGLIATA

Primavera, autunno, inverno. Ideale tra settembre e ottobre, periodo di raccolta

CHILOMETRI

***

DIFFICOLTÀ

1/5

NOTIZIE da mettere nello zaino

Il libro della Genesi non definisce nel dettaglio quale fosse l’albero della conoscenza del bene e del male, il cui frutto era l’unico di cui Adamo ed Eva non avrebbero dovuto cibarsi. L’identificazione del frutto proibito con la mela si afferma, nella tradizione cristiana, soprattutto dal Medioevo, forse perché il termine latino malum indica sia la mela sia il male.

Di certo, le mele coltivate nelle campagne che andremo ad attraversare non meritano alcuna proibizione: spesso, infatti, sono coltivate seguendo i dettami del biologico, recuperando, peraltro, le antiche varietà – profumate, saporite e resistenti – che hanno fatto la storia del frutto in questo angolo del Piemonte, prima che l’industrializzazione e le strategie della grande distribuzione imponessero una svilente omologazione.

ITINERARIO

La logica partenza di questo itinerario è Bibiana.

Lasciandosi alle spalle le montagne, la pianura si apre di fronte a noi proponendoci diversi dolci percorsi, alcuni asfaltati (tra cui una pista ciclabile) e altri sterrati, solitamente utilizzati dai trattori degli agricoltori.

Sconfinando verso il territorio di Bagnolo Piemonte si resta sorpresi da una esile e inattesa torre, detta dei Gossi, posta sull’antica linea di confine tra il Marchesato di Saluzzo e il Principato degli Acaja (di cui porta lo stemma). Pare che fungesse da punto d’avvistamento.

Sullo sfondo sorge una curiosa collinetta isolata: la Rocca di Cavour. È uno spuntone di granito coperto di scisti e circondato dai sedimenti alluvionali di importanti corsi d’acqua quali il Po e il Pellice. Alta 162 metri, coperta di boschi, l’area naturale della Rocca è sottoposta a protezione dal 16 maggio 1980 mentre dal 1995 fa parte del Parco del Po. Inoltre è un Sic – sito d’importanza comunitaria, per il suo particolarissimo microclima, che permette la convivenza di piante montane e mediterranee: vi si trovano, per dare un’idea del contrasto, castagni secolari e capperi, mirtilli e origano. Altrettanto rilevante la varietà dell’avifauna: la presenza di ambienti tanto differenti rende la Rocca un habitat ideale per un gran numero di uccelli stanziali e migratori.
La Rocca di Cavour è accessibile in bicicletta affrontando uno strappo in salita su strada asfaltata: l’ausilio della pedalata assistita permette, con uno sforzo limitato, di raggiungere la vetta, da cui si gode di un panorama davvero peculiare sulla pianura circostante, verso Pinerolo, Torino, il Saluzzese e il Cuneese, fino alle Alpi marittime, distinguibili nelle giornate terse.

Tornati rapidamente in piano, è possibile una visita al centro di Cavour, dove non è difficile cogliere le tracce di un passato illustre. Tra Ottocento e Novecento questo paese è stato spesso frequentato da grandi personalità italiane e straniere: in primis da Giovanni Giolitti, grande figura politica dell’Italia liberale, che soggiornava spesso nella casa della famiglia materna.

Ma la storia di Cavour è molto più antica. Il complesso abbaziale di Santa Maria, ai piedi della Rocca, fu fondato nel 1037 dal vescovo di Torino Landolfo. Oltre a una chiesa ben conservata, ospita un interessante museo archeologico. La ragione è presto spiegata: l’abbazia fu costruita nello stesso sito in cui sorgeva il Forum Vibii Caburrum, un insediamento romano pre-imperiale favorito dalla presenza di un luogotenente di Giulio Cesare. Gli scavi hanno fatto emergere numerosi reperti, in gran parte provenienti da corredi funerari.

Utilizzando la viabilità provinciale, da imboccare nei pressi dell’abbazia, possiamo ora dirigerci verso Villafranca Piemonte. È un borgo agricolo con una storia importante, lunga almeno 800 anni, fortemente condizionata dalla ricchezza delle terre che la circondano, oggi coltivate principalmente a granoturco. Come e più delle belle chiese e dei palazzi del centro, merita la visita un gioiello di architettura religiosa, significativamente collocato in aperta campagna: è la cappella di Santa Maria di Missione, già esistente nel 1037 quando fu donata dal già citato vescovo Landolfo alla neonata abbazia di Cavour.

L’attuale cappella, però, risale alla fine del Trecento, mentre i suoi preziosi cicli di affreschi sono stati completati nei due secoli successivi. Un intervento strutturale piuttosto pesante, operato nel Settecento, ha cambiato la fisionomia dell’edificio, senza, per fortuna, compromettere la bellezza degli interni.
La cappella di Missione è visitabile liberamente utilizzando un’applicazione per lo smartphone che consente l’apertura automatica della porta, con illuminazione e illustrazione degli affreschi. Il progetto sperimentale di cui fa parte si chiama Chiese a porte aperte.

Il rientro a Cavour può avvenire ripercorrendo a ritroso la strada affrontata all’andata oppure cercando itinerari alternativi nelle stradine in mezzo ai campi di mais, dove, di tanto in tanto, si profilano grumi di case e il campanile di una chiesa.

Suggeriamo di puntare su Babano, frazione cavourese nota per la sua partecipatissima festa campestre d’inizio settembre, e poi su Gemerello, altra località agricola afferente al Comune di Cavour. Qui, ormai, la monocoltura del granoturco è quasi un ricordo, sostituita dal panorama ben più vario garantito dai frutteti: quello tra Babano e Gemerello, infatti, è un tratto della cosiddetta Strada delle Mele pinerolese, che – in realtà – è un insieme di percorsi adatti al cicloturismo che si sviluppa in zona per ben 150 chilometri, sul territorio di 14 Comuni.

Superata Gemerello possiamo dirigerci verso Campiglione, Comune indipendente in cui – ancora una volta – la vita semplice dei contadini si è intrecciata con quella degli aristocratici del luogo, che vivevano (e i cui eredi vivono ancora) in grandi palazzi che non stonerebbero in una capitale europea. Qui, da bambina e da ragazzina, giocava quasi ogni estate la futura regina dei Belgi, Paola Ruffo di Calabria, la cui sorella maggiore Maria Cristina era andata in sposa a Casimiro San Martino d’Agliè, marchese di San Germano, e risiedeva nel Palazzo Luserna di Rorà, appunto, a Campiglione.

Le ultime pedalate ci riportano facilmente a Bibiana, dove ci attende (quantomeno) un meritato spuntino.

Se la stagione è quella propizia, possiamo senz’altro gustare una delle tante varietà di mele che abbiamo imparato a conoscere e riconoscere: non solo le diffusissime Gala, Fuji e Golden, ma anche la Topaz, acida e aromatica; la Story, dolce e croccante; la Goldrush, dalla buccia gialla tendente al verde con caratteristiche “lentiggini”; la Pinova, gialla e rossa; la Dalinette, il cui gusto sorprendente è quasi celato da una buccia di colore slavato; la Delorina, piccola, succosa e dolce…

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