3 - TURinTAO - PERCORSI ESCURSIONISTICI

La Val d'Angrogna e Torre Pellice
ALLA SCOPERTA DEI LUOGHI VALDESI

TEMPO MINIMO NECESSARIO

Mezza giornata

STAGIONE CONSIGLIATA

Tutte

CHILOMETRI

***

DIFFICOLTÀ

2/5

NOTIZIE da mettere nello zaino

La peculiarità delle Valli valdesi, l’unica zona d’Italia con una forte componente protestante (in alcuni Comuni maggioritaria), rende questa terra una destinazione turistica da circa due secoli. I viaggiatori dei Paesi nord-europei, infatti, inserirono questa destinazione negli itinerari dei loro gran tour sin dall’inizio dell’Ottocento. Il loro intento era trovare le tracce di una comunità religiosa cui la tradizione attribuiva origini apostoliche e fedeltà al Cristianesimo delle origini, visitando i luoghi in cui i suoi membri si erano rifugiati per sfuggire ai periodici tentativi di conversione forzata.

ITINERARIO

L’itinerario ha inizio presso il comune di Bibiana. Il consiglio è di fruire della pista ciclabile ricavata sulla vecchia linea ferroviaria Barge-Bricherasio, che ci conduce agevolmente in quest’ultima località. Da qui possiamo risalire verso San Giovanni (frazione di Luserna San Giovanni) attraverso piacevoli strade secondarie tra i frutteti. In alternativa, si può abbreviare il tragitto percorrendo un tratto più o meno lungo della trafficata Provinciale 161.

San Giovanni, che fu Comune indipendente fino al 1871, è una località storicamente a maggioranza valdese. Per questa ragione – nel 1655-57 – si separò da Luserna, il borgo signorile di origine medievale dove ai religionari non era permesso vivere. Le rigide norme imposte ai non cattolici impedivano loro, nell’epoca della ghettizzazione, di avere dei luoghi di culto sotto una certa altitudine: per questo, nella vivace San Giovanni, non fu a lungo possibile costruire un tempio. La comunità doveva salire, ogni domenica, fino al territorio di Angrogna. Appena più in là del confine, infatti, potevano riunirsi – nel rispetto degli editti del Duca di Savoia – in un edificio di culto: il tempio del Ciabàs, prima tappa del nostro itinerario. Lo raggiungiamo percorrendo la strada panoramica, un balcone naturale sulla valle che segue il percorso della bealera Peyrotta: una zona che aveva fama di essere un giardino di primizie, con vigneti e perfino asparagiaie di pregio, dove ancora oggi sono distinguibili gli antichi terrazzamenti.

Costruito per la prima volta tra il 1555 e il 1556, riedificato nel 1701, il tempio del Ciabàs ha le linee austere tipiche di questo genere di costruzioni, che non dovevano distrarre, con immagini o fregi architettonici, dall’ascolto della Parola di Dio. Qui riposano le spoglie di un celebre personaggio della storia del Piemonte: il generale tedesco Karl Sigmund von Leutrum, che combatté sotto le insegne sabaude e divenne noto nella cultura popolare come Barôn Litrôn. Poco prima della sua morte, avvenuta nel 1755, rifiutò di convertirsi al cattolicesimo e chiese di essere seppellito nell’unico lembo di Piemonte dove i compagni di fede erano maggioranza.

La strada prosegue verso San Lorenzo, capoluogo di Angrogna. Oggi sembra strano, ma fino allo spopolamento della montagna, un fenomeno avvenuto a partire dalla seconda metà dell’Ottocento, queste zone erano intensamente coltivate. Il giornalista e scrittore Edmondo De Amicis, che vi soggiornò nel 1883, definì queste pendici «rosse di mele e di lazzerole».

Qui, dopo esserci dissetati a una bella fontana, svoltiamo a destra, percorrendo una salita più accentuata, che sfiora il tempio valdese del paese, costeggia la chiesa cattolica intitolata a San Lorenzo e, in pochi tornanti, ci porta in una zona che ci permette uno sguardo panoramico sulla valle. A un certo punto, sulla sinistra, si apre un percorso sterrato in lieve discesa, in mezzo ai boschi, che imbocchiamo senza indugio.

Dopo poche centinaia di metri troviamo, ben segnalato, uno dei luoghi simbolo delle Valli valdesi: la Ghièisa dla Tana. Si tratta di un sito molto suggestivo, raggiungibile scendendo una ripida scaletta. Tra le rocce si apre un breve cunicolo che conduce a un ampio anfratto naturale: quando gli occhi si abituano alla semioscurità, l’impressione è di trovarsi in una cattedrale, con la luce che filtra da un’apertura in alto. Secondo la tradizione, qui i valdesi si trovavano per pregare, di nascosto, durante le persecuzioni. All’ingresso, una lapide ricorda il passaggio del giornalista e scrittore Edmondo De Amicis, che descrisse questi luoghi nel libro Alle porte d’Italia, esaltando la Valle d’Angrogna come le Termopili valdesi.

Tornati al sentiero, in poche pedalate usciamo dal bosco: sulla nostra sinistra, dopo il curioso museo degli Odin, ricavato in un’antica scuoletta Beckwith, si apre un piccolo pianoro contraddistinto da una stele. È il prato di Chanforan, luogo in cui si riunì il Sinodo dei valdesi del 1532. Fu un evento particolarmente importante: in quell’occasione, dopo alcune discussioni, gli appartenenti a questa fede decisero di aderire alla Riforma protestante, prendendo a modello, in particolare, la Ginevra di Guglielmo Farel (presente al Sinodo) e, di conseguenza, del suo allievo Giovanni Calvino. I valdesi finanziarono la traduzione della Bibbia in francese, affidandola a Louis Pierre Robert, detto l’Olivetano, che procedette al lavoro soprattutto in queste zone.

Il sentiero sterrato ritrova l’asfalto: una discesa consente di ritrovare una carrozzabile più ampia, dopo aver toccato il tempio valdese del Serre, che ci porta in picchiata fino alla località Chiot dl’Aiga. Da qui la strada torna a salire, fino alla località di Pradeltorno.

È un luogo piuttosto isolato, di antica origine, dove si dice si formassero i barba, predicatori laici che durante il Medioevo giravano in coppia l’Europa per annunciare l’Evangelo. In una casa d’epoca – nota come Coulege dei barba – si suole immaginare questi studiosi della Bibbia attorno a un tavolo di pietra, realizzato con un’unica lastra. 

Il tempio, che sorge su uno sperone di roccia, è decisamente più recente: risale, infatti, al 1877, ma vale una visita soprattutto per la vista mozzafiato che offre.

La strada del ritorno differisce da quella dell’andata, in quanto, a Chiot dl’Aiga, si prosegue sulla destra, lungo una strada detta “del fondo valle”: un percorso piacevole soprattutto d’estate, in quanto con lunghi tratti ombreggiati.

Serve qualche chilometro, in lieve discesa, per giungere a Torre Pellice, luogo che alcuni indicano – in modo improprio – come capitale dei valdesi: indubbiamente, però, quella che un tempo era conosciuta come La Tour è una tappa obbligata per chi vuole conoscere a fondo la storia valdese. In un quartiere ottocentesco di stile nordeuropeo, attraversato da una strada ciclopedonale, sorgono, infatti, diversi edifici degni di nota: la Casa valdese, con l’Aula sinodale, dove si svolge ogni anno il Sinodo delle Chiese valdesi e metodiste; il Liceo valdese; il Museo valdese (con l’annessa Biblioteca); il tempio; le abitazioni dei professori.

Nell’edificio che ospita il Museo valdese ci si può rivolgere all’Ufficio Il Barba per visitare uno o più di questi luoghi. Nel nostro itinerario consigliamo di dedicare almeno un’ora alle esposizioni, che consentono di ripercorrere le vicende storiche e di scoprire le caratteristiche etnografiche di quello che è stato definito il popolo-chiesa.

È tempo di tornare a Bibiana. Superato il ponte sul torrente Angrogna, dopo un tratto di Provinciale, svoltiamo a sinistra su una strada secondaria che sfiora Villa Olanda, un antico albergo di lusso, poi scendiamo verso San Giovanni. Dal capoluogo – dove il tempio e la chiesa cattolica si guardano, ciascuna sul suo poggetto – proponiamo una piccola deviazione in strada del Saret, dove sorge l’azienda agricola Belvedere di Simona Geymonat. Qui è possibile assaggiare formaggi freschi, burro e yogurt di produzione propria.

Si può proseguire verso Bricherasio seguendo diversi itinerari. Per variare, proponiamo una sterrata che, dalla regione Cartera, conduce tra prati e campi in un contesto ancora poco urbanizzato. A Bricherasio si riprende la pista ciclabile sull’ex ferrovia per Barge, fino all’agriturismo Il Frutto permesso.

Il tempio del Serre

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