6 - TURinTAO - PERCORSI ESCURSIONISTICI

Risalendo la Val Germanasca
VIGNAIOLI EROICI E MINATORI

TEMPO MINIMO NECESSARIO

Una giornata

STAGIONE CONSIGLIATA

primavera, estate, autunno

CHILOMETRI

***

DIFFICOLTÀ

4/5

NOTIZIE da mettere nello zaino

Il territorio della Val Germanasca, oggi, è suddiviso in cinque Comuni: Pomaretto, Perrero, Salza, Massello e Prali. Salza e Massello, peraltro, hanno meno di 100 abitanti e sono tra i più piccoli della Città metropolitana di Torino. Ancora un secolo fa, invece, i Comuni della valle erano ben dodici: Bovile, Chiabrano, Maniglia, Riclaretto, Faetto, San Martino di Perrero e Traverse furono, infatti, uniti a Perrero solo nel 1928. 

Il dimezzamento (e oltre) delle unità amministrative, con tutto quello che comporta, è una testimonianza evidente del processo di spopolamento che, iniziato negli ultimi quarant’anni dell’Ottocento, ha drasticamente ridotto gli abitanti di queste terre, soprattutto delle località più in quota.

ITINERARIO

Il punto di partenza suggerito per quest’escursione è San Germano Chisone, località sulla destra orografica della Val Chisone, caratterizzata da una forte comunità valdese e da un ruolo notevole nella storia industriale ottocentesca. Qui, sfruttando le acque del torrente, ha, infatti, prosperato un importante cotonificio, mentre notevole sviluppo ha avuto l’attività estrattiva della grafite: due attività che, purtroppo, non sono giunte ai giorni nostri.

La strada provinciale 166 risale il corso del Chisone, in posizione semipanoramica, lungo quello che, con termine derivante dal piemontese, è chiamato l’inverso. Percorso stretto e con tratti ombreggiati, offre una striscia riservata alle bici quando la provinciale si trasforma nella trafficata circonvallazione di Villar Perosa (una località celebre per essere il luogo d’origine della famiglia Agnelli). Il tratto protetto ci conduce fino al punto in cui gran parte dei veicoli imboccano l’arteria costruita in occasione delle Olimpiadi di Torino 2006, mentre noi proseguiamo sulla Sp 166 attraversando il Comune di Inverso Pinasca, con le sue borgate. Occorre prestare attenzione, perché, per alcuni chilometri, le bici devono condividere la carreggiata con i veicoli a motore. Superato l’abitato di Chiabriera, giungiamo finalmente a Pomaretto, il paese da cui si sviluppa la Val Germanasca, anticipato dai suoi impianti sportivi. Qualcuno preferirà cominciare l’itinerario in questo punto, anche perché potrebbe abbinare alla pedalata l’ebbrezza del “volo”. La sagoma lignea di un curioso ungulato, caratterizzato dalla diversa lunghezza delle zampe, annuncia che siamo nella terra del dahu. E a questo animale mitologico è dedicata una curiosa attrazione turistica pomarina: appunto, il Volo del dahu. Appesi in sicurezza a un cavo, sfruttando la pendenza, ci si può lanciare a corpo morto, librando nell’aria, a un’altezza dal suolo di 150 metri, per circa 0,8 chilometri, raggiungendo una velocità massima di 120 chilometri all’ora. Un’esperienza adrenalinica vissuta in sicurezza, che ci permette, tra l’altro, di ammirare le impervie pendici della bassa Val Germanasca da una prospettiva impareggiabile.

È consigliabile, però, affrontare il Volo del dahu alla fine della giornata: ora ci attende l’inizio dell’ascesa. La Val Germanasca è una valle laterale stretta e aspra, scavata in profondità dall’omonimo torrente: notiamo subito, già a Pomaretto, che le pareti montuose incombono quasi verticalmente. Risalire queste rive richiede uno sforzo non indifferente: eppure l’uomo le ha sempre sfruttate – e continua a sfruttarle – con finalità agricole. Basta dare uno sguardo ai terrazzamenti su cui sono impiantati diversi filari di vite per capire il perché si parli di viticoltura eroica. Oggi, per vincere la pendenza, ci si avvale della tecnologia: produrre vino in questa zona, comunque, resta un’impresa, ripagata dalla fama che il ramìe ha meritato negli ultimi decenni. Si tratta di una delle tipologie di vino previste dalla denominazione Pinerolese Doc: è un assemblaggio che prevede una percentuale di Avanà, Avarengo e Neretto di Bairo, dal bel colore rosso rubino e dal gusto fresco, secco e armonioso. A chi fosse interessato a scoprire questa perla del territorio, proponiamo una degustazione presso uno dei produttori autorizzati, Daniele Coutandin.

Lasciato alle spalle il suggestivo “muro” coltivato a vite – stupendo soprattutto con i colori autunnali – e dopo un segmento caratterizzato da prati, ci inerpichiamo lungo la strada provinciale 169 della Val Germanasca: un itinerario che ci farà vivere forti emozioni, tra rocce, vegetazione incontaminata e le fresche acque del rio che ci scorrono accanto oppure più in basso, continuando la loro lentissima ma inesorabile opera di erosione.

Le pendenze possono essere addolcite dall’utilizzo dei sistemi di pedalata assistita. La salita è lunga, relativamente costante. Mentre saliamo, pensiamo a come dovesse apparire la valle quando ospitava tre volte gli abitanti odierni. Certamente, dove oggi impera il bosco, l’uomo coltivava frutta, cereali e ortaggi. 

Le comunità, a forte maggioranza valdese, trovavano rifugio qui, come nella vicina Val d’Angrogna, protette – durante le persecuzioni religiose – dalla conformazione del territorio. Anche in Val Germanasca si sviluppò una vasta rete di scuole di borgata, le cosiddette scuole Beckwith, che contribuirono ad azzerare l’analfabetismo con largo anticipo rispetto al resto del Piemonte e d’Italia. A Pomaretto, peraltro, sin dal XVII secolo, era presente un’École générale in cui i ragazzi valdesi potevano apprendere i rudimenti della cultura classica, prima di proseguire gli studi all’estero.

 

Dopo un lungo tratto senza insediamenti abitativi incontriamo, una dopo l’altra, alcune delle località che formano il Comune di Perrero (o Lou Prie, in patouà): Chiotti Inferiori, Chiotti Superiori, Trossieri, il capoluogo Perrero… Dopodiché, il contesto diventa ancora più naturale, con larici, faggi e castagni.

Se il bosco garantisce una buona opportunità di reddito, l’economia della Val Germanasca è stata a lungo – e lo è in parte tuttora – fortemente caratterizzata da una risorsa mineraria preziosa: il talco. Mentre ci avviciniamo, non senza sforzo, alle miniere, cominciamo a scorgere i primi indizi dell’attività estrattiva. Essa si è ridotta, ma non si è mai fermata del tutto: prosegue, infatti, con circa 50 minatori. 

Inutile attardarsi presso l’impianto ancora attivo: poco più a monte, all’Ecomuseo regionale delle Miniere e della Val Germanasca, più noto come ScopriMiniera ScopriAlpi, potremo trovare risposta a ogni possibile domanda al riguardo.

Siamo ormai nel territorio di Prali, in località Paola: un nome che non ci deve stupire, perché le miniere, che hanno influito sulla toponomastica locale, erano “battezzate” come fossero delle signore. Quando, verso la fine degli anni ’80 del secolo scorso, la coltivazione del talco sembrava aver esaurito la sua forza propulsiva, ci si è interrogati su come utilizzare le gallerie dismesse ma, soprattutto, su come preservare il patrimonio di conoscenza storica accumulato per un secolo e mezzo dalle genti della valle. Su iniziativa dell’allora Comunità montana Valli Chisone e Germanasca, nel 1998 fu inaugurato ScopriMiniera, un itinerario sotterraneo alla scoperta dell’ambiente, della vita e del (durissimo) lavoro dei minatori. Con il tempo, la proposta turistica-culturale si è estesa e oggi è possibile ricevere informazioni, in un contesto affascinante, sugli aspetti geologici, paesaggistici, culturali, linguistici e religiosi della Val Germanasca. Nei suoi primi 23 anni di attività, ScopriMiniera, integrato da ScopriAlpi, ha già accolto oltre 450.000 visitatori.

Una curiosità: nelle gallerie di ScopriMiniera si affina per 36 mesi, a temperatura costante, il vino spumante della cantina L’Autin di Barge. 

Si può pranzare in struttura, presso il Ristoro del Minatore, oppure proseguire con l’ultimo tratto in salita, fino a Ghigo, capoluogo di Prali, importante località sciistica adatta anche all’escursionismo estivo. In alternativa si può deviare verso un vallone laterale, quello di Massello, dove La Foresteria propone in modo ricercato le delizie tipiche della zona o della Valtellina, luogo d’origine della titolare.

Nel pomeriggio si può affrontare l’itinerario a ritroso, fermandosi a Pomaretto per degustare il ramìe e per sperimentare il proprio coraggio con il Volo del dahu.

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